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Sito
informativo del dr. M. Forzanini
Specialista
in Angiologia e Chirurgia
Vascolare
A
cura del Dr. Mario Forzanini
Specialista in Chirurgia
Vascolare
quartiere Primo Maggio 183
25126 Brescia - tel
La cisti di Baker è di comune riscontro nella pratica clinica. Si tratta di una estroflessione della membrana sinoviale del ginocchio, che si ingrandisce per meccanismo infiammatorio, facendosi spazio tra i tendini dei muscoli gemello mediale e semimembranoso.
Al suo interno la membrana sinoviale produce un liquido sieroso giallastro.
Le cause sono svariate e, a seconda dell’età di insorgenza, prevalgono cause infiammatorie (artrite reumatoide, patologie connettivali, alterazioni posturali con atteggiamento in valgismo del ginocchio, esiti post-traumatici) negli adulti, mentre nelle fasce di età più avanzata prevalgono le cause artrosi che del ginocchio.
Quasi sempre è presente una comunicazione con la cavità articolare del ginocchio, con un meccanismo a valvola che permette la fuoriuscita del liquido dal ginocchio alla ciste e non viceversa.
La ciste di Baker comporta disturbi legati alla sua presenza e sono di solito rappresentati da una tumefazione posteriore a livello del ginocchio, spesso dolente soprattutto dopo deambulazione prolungata o durante le flesso estensioni della gamba, con disestesie (formicolio, sensazioni di pesantezza della gamba) di vario tipo, legate alla irritazione delle fibre neurologiche vicine. Maggiore è la dimensione, maggiori sono i fastidi. Talora si associa versamento del ginocchio con accumulo di liquidi articolari.
Molto più raro l’edema (gonfiore) della gamba, che si genera per compressione delle strutture vascolari quando la ciste è particolarmente voluminosa.
La rottura della ciste, evento raro, causa uno spandimento di liquido fra le fasce muscolari simulando una trombosi venosa.
La diagnosi è clinica ed ecografica.
La terapia deve essere sempre di tipo causale, nel senso che la terapia isolata della ciste non può prescindere dalle sue cause, ortopediche o reumatologiche che siano.
In singoli casi e in accordo con l’ortopedico, soprattutto nelle fasi sintomatiche, la ciste può essere trattata allo scopo di decomprimerla e diminuirne i disturbi.
La terapia chirurgica ha rare indicazioni e consiste nell’asportare la ciste. E’ un intervento indaginoso con ampia cicatrice ed espone a rischi di lesione neurologica.
La semplice aspirazione del liquido ha sicuramente un valore clinico, ma espone ad un alto rischio di recidiva in tempi brevi.
L’aspirazione e la contemporanea iniezione intracavitaria di varie sostanze terapeutiche (cortisonici, etanolo, sodio morruato) è stata variamente proposta nel corso del tempo, con valutazioni cliniche ed ecografiche. Il tentativo è quello di iniettare sostanze a scopo antiinfiammatorio e ridurre così la secrezione di liquido.
La scleroterapia (che ha come obiettivo quello di ispessire le pareti della ciste fino alla sua chiusura) è una tecnica studiata a partire dal 1930, quando Higgins e Kittel hanno pubblicato uno studio sul trattamento delle borsiti olecraniche del gomito e prepatellari del ginocchio con sodio morruato.
Da allora svariate soluzioni ad azione terapeutica o sclerosante sono state iniettate in varie cavità cistiche, compreso l’idrocele, studiandone gli effetti clinici. L’uso dell’ecografia ha poi permesso uno studio morfologico delle lesioni che ne ha rivoluzionato il follow-up.
La schiuma sclerosante rappresenta una evoluzione delle indicazioni classiche riservate alla terapia delle vene varicose e può essere utilizzata nella ciste di Baker.
Attraverso un’analisi retrospettiva di casi trattati e analizzati grazie al forum dell’Associazione Flebologica Italiana, sono stati documentati i risultati ottenuti, a breve termine, nel trattamento della cisti di Baker con schiuma sclerosante eco guidata, nel tentativo di individuare un protocollo terapeutico adatto allo scopo.
Attraverso il forum dell’ AFI sono stati raccolti i casi trattati, la tecnica utilizzata, i dosaggi e la concentrazione di schiuma utilizzata e i risultati clinici ed ecografici ottenuti.
Le conclusioni, nel limite dell’esiguità dei casi e del follow-up, dimostrano che la sclerosi eco guidata con schiuma rappresenta una terapia possibile, razionale, efficace e caratterizzata di effetti collaterali trascurabili.
Le indicazioni al trattamento scleroterapico dovranno essere concordate anche in ambito ortopedico, ma sicuramente il rapporto rischio/beneficio è favorevole, anche in rapporto alla compliance dei pazienti.
Si tratta di una procedura che prevede l’aspirazione del liquido sotto guida ecografica e l’iniezione di schiuma sclerosante al suo interno. Non necessita di anestesia, è quasi indolore e porta ad un immediato beneficio clinico, anche se i suoi risultati vanno ancora definiti nel lungo termine.
La procedura necessita di un paio di sedute, anche se nella maggior parte dei casi è sufficiente una sola iniezione per ottenere una rapida diminuzione della ciste e una minore tendenza alla recidiva.
esempio ecografico di ciste di Baker
Bibliografia:
Pain
Physician. 2008 Mar-Apr;11(2):257-61.
Sclerotherapy
of Baker's cyst with imaging confirmation of resolution.
Centeno CJ,
Schultz J, Freeman M.
Ann Plast Surg. 1994 Dec;33(6):615-9.
Ethanol injection
sclerotherapy for Baker's cyst, thyroglossal duct
cyst, and branchial cleft cyst.
Fukumoto K, Kojima T, Tomonari H, Kontani K, Murai S, Tsujimoto F.
M. Forzanini
Studio preliminare sul trattamento
della ciste di Baker con sclerofoam
Atti 2° Congresso Nazionale AFI (Associazione Flebologica Italiana) e
11° International
Symposium of Phlebology SCLEROTHERAPY 2012
Firenze, 23-24 marzo 2012
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